Amore e Psiche
Amore e Psiche che si abbracciano di Antonio Canova rappresenta i due protagonisti di una favola mitologica di Apuleio. Antonio Canova, Amore e Psiche che si abbracciano, 1787-93, marmo, h 1,55 m; l 1,68 m; d 1,01 m. Parigi, Musée du Louvre
Amore e Psiche che si abbracciano di Antonio Canova
Amore e Psiche che si abbracciano di Antonio Canova rappresenta i due protagonisti di una favola mitologica di Apuleio.
Antonio Canova, Amore e Psiche che si abbracciano, 1787-93, marmo, h 1,55 m; l 1,68 m; d 1,01 m. Parigi, Musée du Louvre
Descrizione di Amore e Psiche che si abbracciano di Antonio Canova
Amore giunge in volo e si posa accanto a Psiche poggiando il ginocchio sinistro al suolo. Il dio, inarcando leggermente il busto si china verso la ninfa distesa a terra. Infatti le sue ali sono ancora spiegate e si aprono dietro di lui. Inoltre con la mano destra solleva delicatamente il corpo della giovane mentre con la sinistra, rivolta al seno di lei, esprime la sua attrazione. I due giovani sono rappresentati nudi, solo Psiche è parzialmente coperta dal panno sul quale è stesa. Sotto di lei vi è infatti una roccia di forma ellittica. Psiche, distesa al suolo, solleva il busto in direzione di Amore e avvicina le sue labbra a quelle del giovane dio. La ninfa inoltre alza le braccia e con le dita sfiora i capelli di Amore. I corpi dei due protagonisti sono esili e ricordano quelli di due adolescenti.
Interpretazione di Amore e Psiche che si abbracciano di Antonio Canova
Il soggetto che ispirò la statua di Antonio Canova intitolata Amore e Psiche che si abbracciano è tratto dalla favola narrata nell’Asino d’oro di Apuleio. Lo scultore rappresentò proprio il momento finale della favola. La dea Venere, gelosa della bellezza di Psiche, chiese al proprio figlio Amore di far innamorare la giovane, senza essere ricambiata, di un uomo rozzo. Amore però, vista la bellezza di Psiche, si innamorò di lei e grazie al Zefiro portò la giovane nel proprio palazzo.
Amore decise di non svelare a Psiche il suo viso per evitare l’ira della madre. La ninfa, spinta dalle sorelle, guardò però il viso del dio che contrariato la abbandonò. Per riunirsi all’amato Psiche affrontò una serie di prove organizzate da Venere che gli permisero di ottenere l’immortalità.
L’ultima prova portò Psiche nell’ade dove la giovane chiese alla dea Proserpina una parte della sua bellezza. La dea consegnò un vaso che Psiche aprì cadendo in un sonno profondo. Amore venne a conoscenza del fatto e raggiunse Psiche risvegliandola con un bacio.
I committenti, le collezioni, la storia espositiva e la collocazione
Il gruppo scultoreo intitolato Amore e Psiche fu commissionato ad Antonio Canova dal colonnello inglese John Campbell. Secondo le cronache del tempo Canova iniziò a lavorare al modello in scala reale della scultura nel pomeriggio del 30 maggio 1787. Nel maggio 1788 lo scultore iniziò poi a scolpire il blocco di marmo e terminò la statua nel 1793. Queste dettagliate informazioni furono comunicate a Quatremère de Quincy direttamente da Canova, suo amico.
Il colonnello Campbell, nel 1793, però non fu più in grado di sostenere le importanti spese necessarie a trasferire la statua in Inghilterra. Subentrò quindi il rivoluzionario francese Gioacchino Murat che acquistò l’opera nel 1800 per 2000 zecchini. Amore e Psiche giunse così a Compiègne, in Francia, al Palazzo Reale. Nel 1808 la Corona di Francia espropriò i beni di Murat e con essi la statua che finì al museo del Louvre.
Adamo Tadolini, l’allievo preferito da Canova, realizzò almeno cinque repliche della scultura con minime differenze. Infatti il maestro gli aveva affidato il modello originale in gesso con l’autorizzazione a trarne quante copie ne volesse. A fine Ottocento anche lo scultore francese Auguste Rodin si ispirò alla statua di Canova.
L’artista e la società. La storia dell’opera Amore e Psiche che si abbracciano di Antonio Canova
Una parte del pubblico artistico dell’epoca non apprezzò il risultato ottenuto da Canova. Lo scultore infatti fu criticato per aver adottato forme barocche nella struttura compositiva. Inoltre Canova fu contestato per aver ecceduto nel manierismo allontanandosi dalla purezza essenziale dei classici.
Carl Ludwig Fernow criticò negativamente l’opera di Canova. Nel 1806 pubblicò un testo nel quale, tra l’altro, condanna l’assenza di una lettura a tutto tondo della scultura. Inoltre sottolineò la mancanza di una prospettiva centrale che offrisse la visione simultanea dei visi al fine di evocare efficacemente la resa emotiva nell’osservatore.
Le critiche positive
Il gruppo scultoreo di Amore e Psiche suscitò all’epoca comunque molto interesse e attirò già nel momento della sua realizzazione molti curiosi e appassionati. Il poeta inglese John Keats ispirato dalla scultura scrisse Ode to Psyche nel 1819. Il principe russo Nikolaj Jusupov visitò Roma nel 1794 e per conto dell’imperatrice Caterina II di Russia chiese a Canova di lavorare al servizio della sovrana.
Lo scultore non accettò l’offerta ma scolpì una seconda versione di Amore e Psiche. Canova terminò il modello nel 1795 e la statua in marmo nel 1796. La scultura giunse quindi presso la corte russa nel 1802 e nel palazzo del principe a San Pietroburgo. Nel 1810, Nikolaj Jusupov la trasferì presso il suo palazzo di Arkhangelskoye. Dopo la sua morte, nel 1831, infine le autorità la trasferirono nuovamente a San Pietroburgo. Dal 1929 la scultura si trova al museo dell’Ermitage di San Pietroburgo.
Lo stile della scultura Amore e Psiche che si abbracciano di Antonio Canova
Le sculture del periodo neoclassico e quindi quelle realizzate da Antonio Canova riacquistarono piena autonomia. Infatti durante l’epoca barocca la statuaria fu al servizio dell’architettura. Una scultura infatti non era apprezzata in qualità di oggetto artistico. Era piuttosto un abbellimento e un elemento che contribuiva alla scenografia dello spazio architettonico. Un’opera come Amore e Psiche che si abbracciano era collocata nello spazio per essere apprezzata nella sua interezza.
Canova, seguendo il principio classico di rappresentazione, ritrae i due protagonisti nel momento precedente all’azione del bacio. Inoltre lo scultore prestò una grande attenzione alla struttura della scultura equilibrando attentamente i corpi dei due personaggi.
Le due figure scolpite presentano una chiara influenza proveniente dalla conoscenza che Canova aveva della statuaria classica. Si possono cogliere infatti alcune caratteristiche che ricordano le figure realizzate dagli antichi scultori come le fisionomie dei personaggi. Inoltre la struttura compositiva del gruppo è attentamente progettata per trasmettere la sensazione di equilibrio. Anche il momento rappresentato pone in sospensione narrativa l’incontro tra i due giovani come avveniva nella drammaturgia greca.
Così la levigatezza della superficie, tipica delle opere di Canova, le proporzioni classiche rigorose e l’equilibrio della composizione diventano espliciti valori estetici.
La tecnica di Amore e Psiche che si abbracciano di Antonio Canova
Amore e Psiche che si abbracciano è una scultura in marmo che presenta le seguenti dimensioni: 1,55 m. di altezza, 1,68 m. di larghezza e 1,01 m di profondità. La superficie della scultura è accuratamente lucidata con la polvere pomice. Inoltre Canova applicò un sottile strato di cera dorata per suggerire l’incarnato di Amore e Psiche.
La luce sulla scultura
La luce ambientale scivola morbidamente sul corpo dei due giovani e crea invece deboli ombre negli incavi dei panneggi.
Rapporto con lo spazio
Tradizionalmente, la prospettiva principale che offre la lettura corretta del gruppo è quella frontale. Infatti con questa prospettiva l’osservatore ha la possibilità di cogliere a pieno la struttura compositiva. Inoltre frontalmente sono apprezzabili tutti i particolari principali della scultura e il rigoroso equilibrio tra le masse scolpite. L’osservatore percorrendo il gruppo da altre angolazioni ha comunque la possibilità di cogliere piccoli dettagli quali la faretra di Amore, il vaso di Proserpina. Inoltre si possono apprezzare particolari anatomici che Canova ha scolpito con attenzione seppur non visibili frontalmente.
La struttura
La composizione della scultura si basa su una struttura a forma di X dall’apparenza morbida e dall’andamento sinuoso. Questa struttura permette al gruppo scolpito di assumere maggiore leggerezza e un dinamismo visivo. La X infatti è frutto dell’incrociarsi di due archi. Uno dei due sale dal piede destro di Psiche, corre lungo il corpo e prosegue verso la punta dell’ala destra del dio. La curva opposta invece si sovrappone alla gamba destra di Amore e alla sua ala sinistra. L’incrocio delle due diagonali compositive è un punto che si trova nello spazio tra le due bocche. Intorno a questo centro inoltre si trova l’intreccio circolare delle braccia.
Approfondimento. Antonio Canova grande interprete neoclassicismo
Antonio Canova è considerato dagli storici dell’arte lo scultore di riferimento del Neoclassicismo. Nacque nel 1757 e morì nel 1822. Fu attivo soprattutto a Roma città nella quale si recarono molti artisti per copiare le statue dell’antichità. Fu infatti in seguito allo sviluppo degli scavi archeologici che si diffuse la moda di riprodurre sculture classiche.
Canova ebbe la capacità di non limitarsi alla pura copia ma di reinventare i soggetti. Le sculture del maestro furono apprezzate quindi per la loro adesione agli ideali di bellezza classica. Inoltre possiedono lo stesso fascino delle statue antiche. Canova fu autore di note opere apprezzate anche presso la corte di Napoleone. Fu autore infatti di un celebre ritratto di Paolina Bonaparte Borghese e di Napoleone in forma di Marte pacificatore.
Approfondimento. Una Favola d’Amore
All’interno di quel fantastico romanzo conosciuto come “Le metamorfosi” (o “L’asino d’oro”) di Apuleio, si susseguono incredibili avventure. Circa a metà del racconto, viene rapita da un gruppo d briganti una fanciulla, Carite, che, spaventata sia dalla situazione sia da un brutto sogno, viene consolata da una vecchia che i malfattori le hanno messo accanto come guardiana. E l’anziana serva, per rasserenarla, le racconta una favola (badate bene: favola, non mito…).
Psiche (in greco “Anima”) è la terza, bellissima figlia di un re e per la sua avvenenza e bontà le sue sorelle la odiano e la invidiano. Molti uomini desiderano sposarla, ma Psiche non desidera alcun corteggiatore: è talmente bella, però, che alcuni la paragonano ad Afrodite. La Dea, indignata, chiede a suo figlio Amore (Eros) di farla innamorare dell’uomo più brutto del mondo. Nello scagliare la freccia che avrebbe dovuto colpire il povero malcapitato, Amore si punge inavvertitamente un piede ed impazzisce immediatamente d’amore per Psiche. La porta in un castello, le giura amore eterno e vive con lei notti di incredibile passione, ma le chiede di giurargli che non lo avrebbe mai guardato in volto e che si sarebbero amati sempre al buio.
Le terribili prove di Psiche
La fanciulla è incredibilmente felice: ha uno sposo dolce, affettuoso, appassionato. Ma le sorelle, invidiose, insinuano che lo sposo sia un mostro, per cui la giovane, vittima della propria curiosità, una notte, mentre lo sposo dorme, accende una candela e lo guarda: è la creatura più bella mia vista sulla terra. Incantata, non si accorge che una goccia di cera è caduta sulla gamba di Eros. Questi, sentendosi tradito, la caccia senza pietà. Psiche vorrebbe morire e implora il perdono: interviene Afrodite, che le impone di superare delle prove terribili, per dimostrare la sincerità dei suoi sentimenti.
Dopo vicende dolorosissime ( l’ultima impresa consiste addirittura nello scendere agli Inferi) la ragazza viene perdonata e l’happy end è garantito. Ovviamente, salta subito agli occhi che questa “Fabula Milesia” ( questo era il nome di questo tipo di narrazione) abbia fornito lo spunto per parecchie fiabe moderne, piene zeppe di sorelle invidiose, belle e bestie e burattini di legno ( il protagonista, che assiste alla scena del rapimento, è stato infatti trasformato in asino).
Ma l’aspetto principale è un altro, ed è allegorico: Eros viene identificato come il signore dell’amore e del desiderio, e Psiche raffigura l’anima: Amore, unendosi misticamente a Psiche, le dona l’immortalità. Amore e consapevolezza, quindi, elevano l’animo umano verso la perfezione.